Come comunicano i tuoi figli online?

Nelle interazioni in rete, tutti, bambini e adulti, rischiamo di perdere di vista l’umanità di chi si trova al di là dello schermo. Diventa allora fondamentale impegnarsi nel coltivare la gentilezza online. E dunque a mostrare rispetto ed empatia anche nei videogiochi e nel metaverso. Solo così la “netiquette” (una parte importante del più ampio concetto di educazione alla cittadinanza digitale) e il giusto comportamento potranno essere realmente comprese e messe in pratica nello spazio virtuale.

Come imparare a coltivare gentilezza ed empatia online?

L’empatia è la capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri. Ed è una componente cruciale – per noi come per i nostri figli – della costruzione di relazioni, perché ci aiuta a comprendere diverse prospettive e a metterci nei panni degli altri. Questo vale online come offline. Anzi: negli ultimi anni anche le attività di scuola e lavoro si sono ibridate e la nostra esistenza è onlife: la barriera fra reale e virtuale è caduta e non c’è più differenza fra online e offline.

In questo mondo onlife, sostituire il contatto dal vivo con scambi virtuali riduce le connessioni interpersonali e ambientali diminuendo la conoscenza del contesto, così quando si naviga si rischia di dimenticare che dietro lo schermo ci sono sempre persone reali e in carne ed ossa, nei confronti delle quali dovremmo esercitare la stessa empatia che nella vita reale.

Per questo esercitare l’empatia digitale è una sfida che dobbiamo imparare ad affrontare e ad insegnare ai nostri figli, proprio come facciamo nella vita reale.

  • Insegniamo a diffondere contenuti positivi. Un internet più sicuro include contenuti positivi. Quando comunicano online, incoraggiamo i nostri figli a mandare sempre un messaggio positivo. 
  • Educhiamo a non favorire la negatività. Insegniamo che prima di reagire online bisogna fare un passo indietro e considerare seriamente se il messaggio potrebbe offendere o demoralizzare qualcuno. Se è così, non bisogna mettere mi piace né commentare.
  • Impariamo a dissentire rispettosamente. È normale pensarla in modo diverso o non essere d’accordo. Ma prendere in giro gli altri utenti, essere aggressivi o insultare non cambierà i loro punti di vista o le loro opinioni. Anzi, ci farà passare dalla parte del torto agli occhi degli altri.

Che cos’è la netiquette?

Netiquette è una parola inglese che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello francese étiquette (buona educazione). Netiquette significa dunque quell’insieme di regole informali che disciplinano il buon comportamento di un utente sul web.
Quando si comunica in internet, infatti, si sta sempre comunicando con persone e non con computer o smartphone. E come nel mondo materiale, anche in quello digitale è necessario seguire le regole della buona educazione. 

Non solo, gli utenti sgarbati o che compiono azioni vietate, possono essere segnalati agli amministratori dei giochi, delle chat, dei forum. E, nei casi più gravi, possono essere isolati bloccando i profili che non rispettano le norme di buona educazione.

Ecco perché è fondamentale applicare e diffondere in modo chiaro tutte le regole di netiquette e insegnare ai nostri figli a comportarsi in modo adeguato quando sono online.

Naturalmente molte delle regole possono avere serie ripercussioni anche nella vita reale: l’ingiuria e la diffamazione, anche se in via telematica, sono dei reati puniti dal nostro ordinamento.

Scrivere un’email è un’abilità importante che i ragazzi useranno per la scuola e, in futuro, per il lavoro. Ecco alcuni consigli pratici per insegnare loro a comunicare in modo efficace e rispettoso.

  • Insegna a compilare sempre un Oggetto chiaro e sintetico, un gesto di rispetto che assicura che l’email venga notata e non finisca per errore nello spam.
  • Spiega loro di usare sempre saluti e congedi appropriati, un’abitudine semplice che, come nella vita reale, stabilisce un tono cortese e rispettoso verso chi legge.
  • Abituali a controllare due volte l’indirizzo del destinatario prima di inviare, un passaggio cruciale per proteggere la privacy ed evitare la condivisione accidentale di informazioni.
  • Incoraggiali a scrivere messaggi chiari e sintetici che vadano dritti al punto, perché un testo ben organizzato viene compreso più facilmente e riceve risposte più rapide ed efficaci.
  • Spiega l’importanza di rileggere sempre il testo per correggere eventuali errori, un segno di attenzione e rispetto che rende la comunicazione più credibile e professionale.
  • Insegna a non inoltrare mai email private senza il consenso esplicito del mittente, una regola fondamentale di fiducia e rispetto per non danneggiare le relazioni con gli altri.

Le chat di messaggistica, i social media e i videogiochi sono oggi i principali luoghi digitali di comunicazione per i ragazzi. Guidali a interagire con intelligenza e rispetto con questi consigli fondamentali.

  • Insegna che la regola più importante è il rispetto: non si usano mai parole offensive o si prende in giro qualcuno, perché dietro ogni profilo c’è una persona reale con dei sentimenti.
  • Spiega che scrivere in MAIUSCOLO in un commento o in una chat online equivale a URLARE e può essere facilmente percepito come un gesto aggressivo o maleducato.
  • Mostra loro come gestire le chat di gruppo, rispettando l’argomento della conversazione senza andare fuori tema e, in caso di disaccordo con una sola persona, continuando la discussione in privato.
  • Insegna a non rispondere mai alle provocazioni online, perché alimentare la discussione peggiora solo le cose. La strategia migliore è ignorare, bloccare l’utente e parlarne subito con un adulto.
  • Sottolinea l’importanza del consenso: non si devono mai condividere o pubblicare foto, video o informazioni private di altre persone senza aver prima ricevuto il loro permesso esplicito.
  • Ricorda loro costantemente di non condividere mai dati sensibili come indirizzo, numero di telefono o password, specialmente nelle chat pubbliche o con persone che non conoscono bene.

Come spiegare la netiquette ai bambini?

In linea generale, si può dire che l’educazione inizia nel momento in cui il bambino capisce quello che gli stiamo dicendo e già da piccoli i bambini dovrebbero essere in grado di capire un “no” e a comprendere invece attraverso le lodi dei genitori quando fanno qualcosa di giusto. Dunque a casa e a scuola insegnare le netiquette ai bambini e ai ragazzi significa la stessa cosa che insegnare loro la buona educazione. I principi di base dell’educazione valgono infatti anche per la netiquette, perché sono gli stessi che stanno alla base del “viver civile”, come per esempio essere gentili, anche online. Imparare la buona educazione online è una sfida che dobbiamo imparare ad affrontare e ad insegnare ai nostri figli, proprio come facciamo nella vita reale.

La principale differenza risiede invece nell’importanza del contesto: la sostituzione del contatto dal vivo con scambi virtuali riduce le connessioni interpersonali e ambientali e quando si naviga si rischia di dimenticare che dietro lo schermo ci sono sempre persone reali e in carne ed ossa, nei confronti delle quali dovremmo esercitare la stessa empatia che nella vita reale.

Insegnare la buona educazione online non è solo una lista di “cosa non fare”. È costruire una mentalità. Ecco 3 rituali pratici e creativi da adottare in famiglia per coltivare l’empatia e il rispetto nel mondo digitale, giorno dopo giorno.

  • L’Avatar della Gentilezza. Invece di imporre solo regole, trasformate la netiquette in un gioco di ruolo. Create insieme un personaggio, l'”Avatar della Gentilezza” (o il “Supereroe del Rispetto Online”), e definite i suoi superpoteri: la “Parola Magica” (che chiede sempre “per favore”), lo “Scudo del Rispetto” (che non fa passare le parole offensive) e l'”Occhio Pensante” (che rilegge tutto prima di inviare). Ogni volta che i vostri figli sono online, potete chiedere: “Cosa farebbe ora il tuo Supereroe?”. Questo trasforma l’educazione in un’avventura creativa.
  • Stabilite il “Check-Out Emotivo” di fine navigazione Create un piccolo, ma potentissimo, rituale alla fine di ogni sessione online. Oltre a dire “tempo scaduto!”, fate un “check-out emotivo” con due semplici domande: “Qual è la cosa più bella che hai visto o fatto?” e “C’è qualcosa che ti ha lasciato un po’ così… strano/a o triste?”. Questa abitudine non solo apre un canale di dialogo costante sulla loro vita digitale, ma li educa a riflettere sulle emozioni che la rete suscita, un’abilità fondamentale per la loro autoconsapevolezza.

Usate la tecnica dello “Specchio Digitale” Prima che vostro figlio o vostra figlia invii un messaggio, un commento o una foto, insegnategli a fare la “prova dello specchio digitale”. Chiedetegli di immaginare che quel contenuto sia diretto a sé stesso o mostrato a voi genitori in quel preciso istante. La domanda chiave è: “Come ti sentiresti? Saresti felice e orgoglioso/a o proveresti imbarazzo?”. Questo semplice esercizio di inversione di prospettiva è un allenamento potentissimo per sviluppare l’empatia e la responsabilità online prima di ogni clic.

Che cos’è la cittadinanza digitale?

Essere cittadini digitali significa partecipare alla vita pubblica usando in modo consapevole gli strumenti tecnologici. E poiché le nuove generazioni sono immerse nella realtà digitale e tecnologica fin dall’infanzia, da tanti genitori emerge l’urgenza di comprendere quali sono gli argomenti più importanti di cui si dovrebbe parlare pensando al rapporto tra la rete e con le tecnologie.

In generale, per essere “bravi cittadini digitali” è necessario imparare a vivere negli spazi virtuali, evitare i rischi e coglierne le opportunità. Il grande vantaggio della rete è infatti di connettere le persone, al di là delle barriere fisiche e di quelle relative alle diverse abilità.

Educare i nostri bambini alla cittadinanza digitale significa innanzitutto fornire loro un’alfabetizzazione tecnologica, ovvero la capacità interagire con le persone mediante tecnologie, elaborando e utilizzando contenuti digitali, ovvero far apprezzare ai bambini le possibilità che la tecnologia ha dato per comunicare e realizzare progetti insieme agli altri, includendo e considerando  la diversità una ricchezza.

Di pari passo, secondo il DigComp 2.2 – il documento che contiene le linee guida per l’Educazione Digitale nell’Unione Europea – è necessario che i bambini apprendano a usare in modo consapevole e responsabile le tecnologie, muovendosi in uno spazio digitale sicuro, inclusivo e sempre civile. Possiamo partire da semplici operazioni come la condivisione di una foto o di un’informazione in rete, nel rispetto della privacy e del benessere digitale di tutti.

Acquisire la cittadinanza digitale significa avvicinarsi agli strumenti informatici e imparare a usarli in maniera adeguata, in linea con quanto insegna l’educazione civica, obbligatoria dal 2019 anche a scuola. Abituare bambini e ragazzi all’impiego consapevole e responsabile delle tecnologie digitali li porterà infatti ad averne piena padronanza nell’età adulta, adempiendo ai propri doveri e facendo valere i propri diritti anche online.

In conclusione, essere cittadini digitali significa essere consapevoli che ogni atto compiuto nel mondo virtuale avrà delle conseguenze per se stessi e per le persone intorno a noi, nel momento presente e nel futuro, nella vita virtuale come in quella reale.

Come comportarsi durante chat ed eventi online?

Spettacoli, laboratori ed eventi in streaming: oggi è enormemente potenziato l’intrattenimento online per i bambini, con una conseguente evoluzione di abitudini e comportamenti. Tuttavia, come negli eventi e nelle relazioni dirette tra le persone, è necessario adottare dei comportamenti corretti anche quando seguiamo le lezioni o partecipiamo ad eventi online. Ecco dunque alcuni consigli utili in generale per tutti gli eventi online, siano essi chat, chiamate o lavori di gruppo a distanza.

  • Essere preparati e conoscere le funzionalità base delle piattaforme, come rispondere a una chiamata, aprire un link, mettere in pausa il video, silenziare l’audio, usare la chat testuale, condividere lo schermo.
  • Rispettare gli orari e presentarsi per tempo anche online.
  • Salutare e mostrare la propria presenza. 
  • Non sovrapporsi mentre sta parlando qualcuno ma chiedere la parola tramite chat o secondo le modalità indicate.
  • Usare la chat solo per motivi inerenti al tema e non per mandare messaggi privati agli altri partecipanti. 
  • Limitare o meglio ancora evitare funzioni che possano ostacolare la partecipazione degli altri (per esempio tenendo il microfono spento e accendendolo solo quando si deve intervenire: troppi microfoni accesi possono disturbare l’audio).
  • Rivolgersi agli altri utenti della rete con rispetto, utilizzando un linguaggio chiaro e conciso. 
  • Mantenere un comportamento adeguato: non mangiare o bere durante l’evento e usare un abbigliamento consono.
  • Cercare di scegliere una stanza o un angolo tranquillo dove non essere disturbati e dove non disturbare gli altri.
  • Non condividere il link dell’evento con estranei o persone non autorizzate a partecipare.

Cosa vuol dire “condividere in modo responsabile”?

Insegnare a condividere in modo responsabile significa educare sull’importanza di pensare prima di postare o condividere informazioni online, discutere delle possibili conseguenze a lungo termine della condivisione di contenuti, essere coscienti che sulle piattaforme social sono presenti tantissime persone, comprese quelle con problemi mentali, che potrebbero utilizzare le immagini per altri scopi.

Anche se fino all’adolescenza i bambini non dovrebbero aver accesso ai social network – che sono il contesto privilegiato per la propagazione di contenuti attraverso cui condivisione e visibilità sono più semplici e immediate – anche in un’ottica di medio e lungo termine è invece quella di instaurare un dialogo attivo e preparare i propri figli al futuro, facendo acquisire loro una consapevole educazione digitale.

  • La prima cosa da fare è sviluppare l’empatia digitale, ovvero la capacità di comprendere che dietro a ogni interazione digitale c’è una persona reale in carne ed ossa, nei panni della quale dobbiamo sempre metterci.
  • La seconda – e altrettanto importante – è  insegnare ai bambini l’importanza della propria identità digitale e la necessità di non condividere contenuti di cui un giorno potrebbero pentirsi. 
  • Infine, è fondamentale comprendere che non si tratta solo di insegnare ai nostri figli, bensì di affrontare insieme a loro un percorso condiviso e che riguarda tutta la famiglia, dando noi per primi – in quanto genitori – il buon esempio

Le sfide della comunicazione online: una mappa per i genitori

Quando i nostri figli e le nostre figlie iniziano a navigare in rete, è come se entrassero in una grande città piena di meraviglie, ma anche di zone meno sicure. Il nostro ruolo di genitori non è quello di vietare l’esplorazione, ma di fornire loro una mappa e insegnare a riconoscere i segnali di pericolo.

I rischi online, per i quali rimandiamo a questo approfondimento, possono essere raggruppati in alcune categorie principali. Conoscerle ci aiuta a capire meglio dove prestare attenzione e di cosa parlare in famiglia.

1. Rischi legati ai contenuti (cosa vedono)

Questa categoria riguarda l’esposizione a contenuti non adatti all’età o potenzialmente dannosi.

  • Contenuti espliciti o violenti. Immagini, video o testi che possono turbare o spaventare.
  • Disinformazione e fake news. Notizie false o fuorvianti create per ingannare o manipolare.
  • Hate speech e linguaggi d’odio. Espressioni che promuovono odio e discriminazione verso persone o gruppi.
  • Contenuti che promuovono comportamenti a rischio. Siti o video che inneggiano a disturbi alimentari, autolesionismo o sfide pericolose.

Il dialogo e l’uso di filtri come il controllo parentale sono i primi strumenti per gestire questi rischi.

2. Rischi legati ai contatti (con chi interagiscono)

Questi pericoli nascono dall’interazione con altre persone online, non sempre benintenzionate.

  • Adescamento online (grooming). Adulti che si fingono coetanei per guadagnare la fiducia dei minori con scopi sessuali.
  • Cyberbullismo. Atti di bullismo (insulti, esclusione, diffamazione) perpetrati attraverso strumenti digitali da coetanei o conoscenti.
  • Contatti con sconosciuti. L’interazione con persone sconosciute, specialmente nelle chat dei videogiochi o sui social media, che può esporre a rischi imprevedibili.

Insegnare a non condividere informazioni personali e a parlare subito con un adulto di fronte a richieste strane è fondamentale. 

3. Rischi legati alla condotta (cosa fanno e condividono)

Questa categoria riguarda i rischi legati al comportamento dei ragazzi stessi e a come gestiscono la loro identità online.

  • Condivisione eccessiva (oversharing). Pubblicare troppe informazioni personali (indirizzo, scuola, abitudini) che potrebbero essere sfruttate da malintenzionati.
  • Impronta digitale negativa (digital footprint). Creare una propria storia online fatta di commenti, foto o video imbarazzanti o inappropriati che potrebbero avere conseguenze in futuro.
  • Sexting. Lo scambio di messaggi, foto o video a sfondo sessuale, che comporta gravi rischi legati alla diffusione non consensuale e al ricatto (sextortion).

L’educazione al concetto di privacy e alla responsabilità delle proprie azioni è la chiave per prevenire questi rischi.

4. Rischi commerciali e di privacy (come vengono usati i loro dati)

Spesso sottovalutati, questi rischi riguardano l’aspetto economico e l’uso dei dati personali.

  • Truffe e phishing. Email o messaggi che cercano di rubare password o dati sensibili con l’inganno.
  • Acquisti in-app non autorizzati. Acquisti fatti all’interno di giochi o app, a volte senza una chiara percezione del costo reale.
  • Pubblicità occulta e influencer marketing. Messaggi commerciali mascherati da contenuti di intrattenimento, che spingono a desiderare o chiedere prodotti.

Insegnare a essere critici verso offerte “troppo belle per essere vere” e impostare password per gli acquisti sono ottime strategie di difesa.

Consulta statistiche e normative sul tema

Negli ultimi anni, sebbene si siano moltiplicate le ricerche che analizzano l’uso di internet e delle tecnologie da parte dei minori, i dati parlano chiaro. La frequentazione del mondo online è sempre più intensa, fin dalla più giovane età.

Secondo alcuni dati UNICEF ogni giorno nel mondo 175.000 bambini e ragazzi si connettono per la prima volta nella loro vita a internet: in media, uno ogni mezzo secondo. Globalmente, un utente su tre è minorenne: il gruppo di età di gran lunga più connesso, con un tasso di presenza online del 71% rispetto al 48% della popolazione totale. 

Secondo la Società Italiana di Pediatria (SIP) il 26% dei genitori permette che i propri figli utilizzino i device in autonomia tra 0 e 2 anni, percentuale che sale al 62% per la fascia 3-5 anni, all’82% a nella fascia 6-10 anni e al 95% tra gli 11 e i 15 anni.

Da quell’età in poi – secondo i dati di una ricerca UNESCO – in Italia naviga su internet il 90,2% dei giovani tra i 15 e i 24 anni (l’89,8% fra le ragazze e il 90,6% fra i coetanei maschi).

Non stupisce che la tecnologia e la connessione in rete siano dunque il principale elemento di distinzione della cosiddetta Generazione Alfa, la prima generazione ad essere nata interamente nel XXI secolo. Per questi bambini infatti l’intrattenimento è stato sempre più dominato dalla tecnologia, dai social network e dai servizi di streaming, con una seria di apprendimenti precoci in ambito tecnologico rispetto alle generazioni precedenti, ma anche un’amplificazione del tempo trascorso davanti allo schermo, con le conseguenti ripercussioni psicologiche e sanitarie (tra cui – solo per citarne due – maggiori tassi di obesità e maggior isolamento).

Da questo precoce utilizzo delle tecnologie deriva la necessità di acquisire le competenze digitali sin da piccoli necessarie per esercitare i propri diritti e compiere i propri doveri, oltre a tutti i problemi legati al digital divide. Per questo anche in Italia esiste una Carta della cittadinanza digitale, una legge delega nella quale si elencano alcuni principi fondamentali che aiuteranno il processo di ammodernamento della Pubblica Amministrazione e che garantiranno nuovi diritti ai cittadini, in particolare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e la riduzione della necessità dell’accesso fisico agli uffici pubblici attraverso la digitalizzazione di dati, documenti e servizi.

Lo smartphone è oggi il principale strumento con cui i ragazzi accedono a internet, usato quotidianamente dal 51% dei bambini di 9-10 anni. La prevalenza dell’accesso da smartphone dilata le coordinate spazio-temporali dell’uso di internet. Se l’88% dei ragazzi italiani usa internet a casa ogni giorno, il 44% usa internet quotidianamente quando è in giro per andare da qualche parte (per strada, sui mezzi pubblici, etc.) e il 42% quando è per conto proprio. Cresce soprattutto il numero di bambini di 9-10 anni che hanno fatto qualche esperienza su internet che li ha turbati o fatti sentire a disagio, ormai quasi il 13% del totale.

Anche per questo la 7ª Commissione Permanente del Senato della XVIII Legislatura ha avviato un’Indagine Conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento a seguito della quale il 19 dicembre 2022 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha emanato una circolare dal titolo Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe, che istituisce il divieto di utilizzo dei cellulari durante le ore di lezione salvo il loro utilizzo in quanto strumenti compensativi […] per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale.

Leggi le FAQ

“A che età dare il primo smartphone?” è una delle domande che più assillano i genitori oggi. Da un lato, la richiesta dei figli, spesso motivata dal classico “ma ce l’hanno tutti”, si fa insistente già intorno ai 9-10 anni. Dall’altro, i dati ci dicono che in Italia il 60% dei ragazzi riceve il primo smartphone tra gli 11 e i 12 anni, un momento di passaggio cruciale verso la scuola media.

Sebbene alcuni esperti indichino i 14 anni come età ideale per l’autonomia digitale (coincidente con l’accesso ai principali social network), la verità è che non esiste un’età giusta valida per tutti. Ogni bambino, ogni bambina e ogni famiglia ha la sua storia.

La domanda corretta, quindi, non è “a che età?”, ma “mio figlio/mia figlia è pronto/a?”. Invece di concentrarci solo sulla data di nascita, valutiamo la situazione basandoci su tre aree fondamentali: maturità, necessità e consapevolezza.

Non esiste un’unica “età giusta”, ma tappe di crescita con esigenze diverse. Le principali linee guida pediatriche e di educazione digitale suggeriscono questo percorso graduale.

  • Fino a 2 anni: evitare l’esposizione agli schermi. La priorità è l’interazione con il mondo reale per un corretto sviluppo.
  • Dai 2 ai 5 anni: massimo un’ora al giorno, sempre con un genitore, scegliendo contenuti educativi di alta qualità da vivere insieme.
  • Dai 6 ai 10 anni: introdurre un uso graduale, preferibilmente su dispositivi condivisi (es. tablet di famiglia) e in spazi comuni. È il momento di stabilire le prime regole su tempi e contenuti.

Dagli 11 ai 14 anni: spesso è l’età del primo smartphone personale. Diventano cruciali il dialogo costante e un “Patto Digitale” familiare con regole chiare e condivise sull’autonomia.

Il termine Generazione Alfa è stato coniato dal sociologo australiano Marco McCrindle e indica la fascia di ragazzi nati dal 2011 al 2025, ossia i bambini che nel 2020 non avevano ancora compiuto 10 anni di età. Secondo le stime, saranno 2 miliardi nel 2025 e avranno un livello di informatizzazione senza precedenti, tanto che vari studiosi – riferendosi alla moltiplicazione di display di smartphone, tablet e monitor a cui è esposta questa generazione rispetto a quelle precedenti – li hanno già ribattezzati “Glass Generation”.

Le regole della netiquette sono state stabilite per la prima volta nell’ottobre 1995 con il documento RFC 1855, nato dal lavoro di un gruppo di esperti di comunicazione. La sigla è l’acronimo della formula inglese Request for Comments e rappresenta il documento ufficiale e definitivo della netiquette. Nel corso degli anni, anche per via dell’invenzione di nuovi strumenti di comunicazione digitale, sono stati pubblicati degli aggiornamenti, che hanno prodotto ulteriori RFC.

Per cittadinanza digitale si intende proprio l’unione tra l’educazione civica e l’educazione digitale, quindi da un lato la formazione ai propri diritti e doveri come cittadini e dall’altro la consapevolezza che le azioni che si effettuano on-line e off-line hanno un impatto nel presente e nel futuro per sé stessi e per gli altri.

Essere un cittadino digitale significa saper sfruttare al meglio le risorse presenti sul web, riconoscendo ed evitando i pericoli della rete. Per diventare bravi cittadini digitali è necessario acquisire un uso consapevole e responsabile delle tecnologie digitali adempiendo ai propri doveri e facendo valere i propri diritti online come nella vita reale. Insomma, per essere buoni cittadini digitali bisogna possedere e praticare la cittadinanza digitale.

Bullismo e cyberbullismo possono sembrare la stessa cosa, ma in realtà hanno alcuni tratti tipici riconoscibili. La differenza – immediatamente evidente – è il luogo dove si sviluppano: il bullismo avviene “faccia a faccia” mentre il cyberbullismo attraverso la mediazione della rete e delle tecnologie. Questa differenza è tuttavia solo apparentemente banale, poiché determina una serie di differenze notevoli tra i due fenomeni in termini di identificazione degli autori (molto più difficile online perché potrebbero avere forma anonima), la violenza (online ci si sente più facilmente “invincibili” e si agisce pensando meno ai danni che si possono provocare), le conseguenze (che nel caso del cyberbullismo possono durare per anni, vista la difficoltà a cancellare quanto ormai si è diffuso online) e anche la diffusione (online il cyberbullismo può diventare virale, mentre nella vita reale si tende ad essere più empatici con le vittime di atti di violenza).

La protezione più efficace è l’educazione continua. Insegnare a figlie e figli a proteggersi dai rischi della rete si basa su tre pilastri fondamentali: il dialogo aperto e costante sulle loro esperienze online; la definizione di regole familiari chiare e condivise, come un “Patto Digitale”; e il nostro buon esempio come genitori. Questi elementi, uniti a un uso consapevole degli strumenti di sicurezza, li aiuteranno a sviluppare il senso critico necessario per navigare con maggiore autonomia e responsabilità, sapendo di poter sempre contare sul nostro supporto.

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