Spostare l’attenzione dalla quantità alla qualità del tempo trascorso online è il primo passo per una genitorialità digitale serena ed efficace. Ma come capire se un’attività è di valore? Ecco 4 domande chiave da porti (e da porre, in modo adatto all’età, ai tuoi figli) per analizzare insieme la loro esperienza digitale.
- È un uso attivo o passivo?
Chiediti se tuo figlio o tua figlia è un creatore o un consumatore passivo. L’esperienza è attiva e di valore quando:
- Crea contenuti: disegni, musica, video, storie.
- Impara nuove abilità: programmazione (coding), una nuova lingua, un software.
- Interagisce in modo costruttivo: fa ricerche scolastiche, collabora a progetti online, partecipa a giochi strategici che richiedono cooperazione.
Diventa invece passiva e potenzialmente problematica quando si limita a subire contenuti, come nello scrolling infinito di video brevi e decontestualizzati.
- Favorisce la socialità o l’isolamento?
La tecnologia è un ponte o un muro? L’uso è positivo e relazionale se:
- Serve a connettersi con amici reali o familiari lontani.
- Permette di collaborare a progetti scolastici o personali.
- Fa partecipare a community online con interessi sani e costruttivi.
Diventa un rischio se sostituisce sistematicamente le interazioni faccia a faccia e porta il ragazzo o la ragazza a isolarsi nella propria stanza, riducendo il tempo trascorso con la famiglia e gli amici offline.
- Il contenuto è adeguato e arricchente?
Il videogioco, l’app o il video sono adatti alla sua maturità emotiva e cognitiva? Per orientarti, fai sempre riferimento alle classificazioni d’età ufficiali (come il sistema PEGI per i videogiochi). Chiediti anche se ciò che vede o usa offre stimoli positivi, spunti di riflessione, o vere opportunità per sviluppare la sua creatività e le sue conoscenze.
- Sta sostituendo attività fondamentali per la crescita?
Il tempo davanti agli schermi deve essere in equilibrio con il resto della vita. Fai attenzione se noti un impatto negativo su aree cruciali come:
- Sonno. Dorme a sufficienza e bene?
- Studio. Riesce a concentrarsi e a completare i compiti?
- Movimento. Passa abbastanza tempo giocando all’aperto o facendo sport?
- Relazioni. Il tempo dedicato alla famiglia e agli amici offline si sta riducendo?
Imparare a porsi queste domande è già di per sé un atto educativo potentissimo. Quando chiedi a tuo figlio: “Cosa ti ha insegnato questo video?” o “Come ti sei sentito/a dopo aver giocato per un’ora?”, lo stimoli a riflettere attivamente sul proprio comportamento digitale. Questo processo di meta-riflessione è la vera chiave per sviluppare quell’autonomia consapevole che rappresenta l’obiettivo a lungo termine della genitorialità digitale.