Affrontare le opportunità e i rischi dei device e delle loro applicazioni da parte dei minori, bambini e bambine, significa entrare in territori poco esplorati sia nella prassi didattica-educativa sia nelle pratiche familiari, e in cui, indubbiamente, prevalgono ancora le domande sulle risposte certe: è bene usare device digitali già prima dei 6 anni? Come scegliere i prodotti multimediali più adatti ai nostri figli e alle nostre figlie? Quali sono le nuove forme di mediazione, quali le aspettative, le rappresentazioni, i timori dei genitori rispetto alla “vita digitale” dei più giovani? È giusto utilizzare device digitali a scuola, nello studio? E si potrebbe continuare così all’infinito.
Vi abbiamo già raccontato di come spiegare ai vostri figli i potenziali rischi che si possono incontrare su internet, ma è sempre bene ricordare che internet e i dispositivi connessi a esso sono sicuramente una fonte di opportunità ricchissima, ma non priva di pericoli.
Un progetto patrocinato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e realizzato dal Centro Studi Erickson propone un interessante decalogo sui diritti educativi per i minori contemporanei – i nostri neoconnessi – così articolato:
- Diritto ad accedere a carta, matita, mouse e touch screen
- Diritto a non essere lasciato solo davanti ad uno schermo
- Diritto ad essere tutelato dagli abusi e alla protezione delle informazioni personali
- Diritto ad usare, in modo critico e creativo, le tecnologie senza farsi usare da esse
- Diritto ad avere amici veri nella realtà e contatti selezionati online
- Diritto all’uso di tutti i cinque sensi, la vista non basta
- Diritto a sporcarsi le mani con terra e pittura e lavarle prima di toccare un touch screen
- Diritto ad essere guidato, con calma, per orientarsi nei complessi intrecci della rete
- Diritto ad essere connesso alle cose migliori che la rete e i media possono offrire
- Diritto ad avere qualcuno che dica quando è l’ora di spegnere lo schermo
Questo decalogo, all’apparenza semplice e immediato, presenta questioni fondamentali e per niente scontate, e pone al centro del quotidiano dibattito tecnologico e dell’uso dei device, il ruolo fondamentale della riflessione educativa, intesa come possibilità di costruzione di un pensiero critico e problematizzante, non stereotipato e condizionato da allarmismi e da eccessivi permessivismi.
I rischi non dipendono dai device
La regola d’oro dice che non è il mezzo a essere pericoloso, ma l’uso che ognuno di noi ne fa. Questo vale anche per i device e, più in generale, per internet.
Non sono i device in sé a costituire “un pericolo”, ma tutti quegli atteggiamenti, da parte degli adulti, schierati aprioristicamente in difesa di un passato “più sicuro”, “meno pericoloso” o, specularmente, di un futuro visto come “migliore” e “più positivo”.
L’uso quotidiano delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dell’edutainment (videogiochi, tablet, intrattenimento televisivo, film…) e delle tecnologie cosiddette domestiche, contribuisce in modo determinante a modificare la qualità dell’esperienza infantile e il sistema di interazioni educative, rendendo urgentemente necessario, da parte degli adulti, un atteggiamento non demonizzante, ma sempre più consapevole degli strumenti attraverso i quali avvengono questi cambiamenti, di cui spesso si ignorano la natura e le peculiarità.
Questa complessità richiama fortemente il diritto e la necessità – da parte delle giovani e dei giovani esploratori digitali – di avere adulti competenti che siano in grado di accompagnarli nelle scoperte, nello sviluppo di una consapevolezza d’uso di strumenti così intuitivi e “a portata di dito”; adulti e contesti educativi che possano proporre modelli possibili di setting in cui predisporre e utilizzare i nuovi device e soprattutto con quali modalità (individualmente; insieme a piccolo gruppo o a grande gruppo; in coppia con l’adulto, ecc.).