Figli e Intelligenza Artificiale: come coltivare uno sguardo critico e consapevole

29 Maggio 2025
Ragazzo che utilizza chatbot su applicazione mobile
Redazione
Articolo a cura di NeoConnessi

L’ingresso massiccio del digitale nelle nostre vite ci ha richiesto di acquisire nuove competenze. Se da un lato sappiamo quanto sia importante saper usare tecnicamente le tecnologie, dall’altro è fondamentale sviluppare anche la capacità di valutarne criticamente i contenuti, i servizi e l’impatto sul benessere quotidiano.

A scuola come in famiglia, l’educazione digitale è diventata centrale. Adulti e ragazzi vivono immersi in strumenti sempre più evoluti, e proprio per questo è necessario affrontare insieme il loro significato e le implicazioni, con un approccio consapevole, informato e critico.

L’intelligenza artificiale, in particolare, sta trasformando molti ambiti – dal lavoro alla salute, dall’informazione alla creatività – ed è proprio la sua potenza e diffusione a richiedere una comprensione più profonda, sia delle opportunità che dei rischi. Parlare di questi temi con i figli è importante: non per generare paure, ma per fornire strumenti utili a orientarsi nel presente e nel futuro, per diventare cittadini consapevoli e capaci di partecipare attivamente alla società in cui vivono.

Come parlare di intelligenza artificiale con bambini e ragazzi?

  • L’IA non è solo ChatGPT: ogni giorno, anche i più piccoli interagiscono con algoritmi di raccomandazione che influenzano le loro scelte. YouTube, Netflix, Spotify, TikTok: tutte queste piattaforme propongono contenuti sulla base delle preferenze dell’utente, rilevate nelle precedenti sessioni di utilizzo. È importante aiutare i bambini a capire che queste proposte possono creare “bolle” che limitano la loro scoperta di nuovi stimoli e realtà lontane dalle loro. Per contrastare questa profilazione, un buon esercizio può essere quello di guardare insieme la sezione “Esplora” o di cercare attivamente contenuti su altri temi per “allenare” l’algoritmo della piattaforma a offrire più varietà.
  • I chatbot possono sbagliare: strumenti come ChatGPT o Perplexity sono utilissimi, ma non infallibili. Le cosiddette “allucinazioni” – cioè risposte inventate dall’IA – sono ancora possibili. I bambini vanno educati a verificare le informazioni, a consultare più fonti, oltre che a fare domande in modo preciso e consapevole. Insieme a loro, oltre a interrogare il chatbot su un contenuto, è utile cercare la stessa informazione anche su siti autorevoli per trovare riscontro alla risposta generata dall’IA. Ciò aiuta a capire da un lato come funziona il modello di intelligenza artificiale, dall’altro che è necessario non affidarsi a un’unica fonte di informazione, anche quando sembra molto sicura.
  • Anche l’IA può avere pregiudizi: i modelli di IA vengono addestrati su grandi quantità di dati. Se quei dati contengono stereotipi, pregiudizi o ideologie distorte, l’IA tenderà a riprodurli. È possibile testare l’eventuale funzionamento di stereotipi di genere per esempio nei chatbot che generano immagini, chiedendo di raffigurare professionisti del mondo del lavoro, per riscontrare se tende ad attribuire determinati ruoli professionali più ai maschi o alle femmine.
  • Spazzatura in entrata, spazzatura in uscita: per esteso, si può portare alla loro attenzione anche il principio del ‘garbage in, garbage out’. È possibile spiegare ai bambini la logica per cui se i dati con cui alleno il modello di IA contengono informazioni false – e in rete ormai tutti sanno che ne circolano molte, le cosiddette fake news – il risultato è che il chatbot diverrà inevitabilmente cassa di risonanza per la disinformazione.
  • Attenzione ai contenuti audiovisivi falsi: immagini e video generati dall’IA possono rappresentare situazioni mai accadute, come i cosiddetti deepfake. Questo rende più difficile distinguere il vero dal falso. È essenziale che i ragazzi imparino a osservare i contenuti online con occhio critico, cogliendo contraddizioni, anomalie e segnali di manipolazione. Per esempio, se in un video virale in rete un personaggio pubblico fa cose o dichiarazioni eccessivamente provocatorie o poco in linea con le sue precedenti esternazioni, è bene domandarsi se forse non si tratti di un contenuto generato sinteticamente.
  • Il costo ambientale dell’IA: ogni volta che chiediamo qualcosa a un chatbot o guardiamo un video consigliato da un algoritmo, entra in azione un’enorme rete di server che consuma energia. Anche l’addestramento e l’uso dell’IA richiedono risorse informatiche molto elevate, che contribuiscono alle emissioni di CO₂. Individuare dei gesti concreti per limitare l’impatto di queste tecnologie sull’ambiente può aiutare i bambini a sviluppare un senso di responsabilità digitale: per esempio, suggerire loro di evitare di usare l’intelligenza artificiale quando non è necessaria o di limitare le richieste superflue. [inserisci LINK ad articolo su SOSTENIBILITA’ DEL DIGITALE]
  • La riflessione etica sull’utilizzo dell’IA: infine, parlare di intelligenza artificiale con i figli non significa solo spiegare come funziona, ma anche aiutarli a riflettere su come e perché usarla. È importante che bambini e ragazzi capiscano che ogni tecnologia va inserita in un quadro più ampio, fatto di rispetto per le persone, per l’ambiente e per la società. Invitarli a porsi domande etiche (È giusto usare l’IA in questo modo? A chi porta beneficio? Chi potrebbe esserne danneggiato?), induce ad aprire lo sguardo su valori fondamentali come la giustizia, la sostenibilità e il benessere collettivo, che dovrebbero sempre orientare le scelte tecnologiche. 

L’uso consapevole dell’intelligenza artificiale non passa dunque solo per la tecnica, ma soprattutto per la capacità di pensarla, valutarla e metterla in discussione. E questo è un compito educativo che spetta a tutti gli adulti, genitori ed educatori professionisti.

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