Dal Bignami a ChatGPT: come ogni generazione trova le sue scorciatoie (e cosa puoi fare ora che lo sai)

28 Luglio 2025
Ragazzo studia al computer
Redazione
Articolo a cura di NeoConnessi

Come genitori, molti di noi hanno iniziato a usare l’IA generativa sul lavoro. Che sia per scrivere un’email, analizzare dati o trovare idee creative, questi strumenti sono entrati nella nostra quotidianità professionale. Ma cosa succede quando a usarli sono i nostri figli e le nostre figlie?

La nostra mente, da papà e mamme, corre subito ai nostri tempi. Anche noi avevamo le nostre scorciatoie: chi non ricorda il Bignami per l’interrogazione sui “Promessi Sposi” o le ricerche copiate dall’enciclopedia? Ogni generazione di genitori ha affrontato la sua sfida per garantire che i figli imparassero davvero, senza limitarsi a trascrivere il lavoro altrui.

Allora, cosa ci preoccupa tanto oggi? La differenza è profonda. Strumenti come ChatGPT non sono semplici enciclopedie più veloci. Mentre prima lo sforzo era “trovare e assemblare”, oggi basta “chiedere”. Il rischio non è più solo il plagio, ma qualcosa di più profondo: il potenziale blocco della capacità di ragionamento, di analisi critica e di scrittura, le competenze fondamentali che la scuola dovrebbe costruire.

 

L’IA è già così diffusa

Prima di parlare di soluzioni, guardiamo i dati reali. Una ricerca britannica del luglio 2025 (“Me, myself and AI” di Internet Matters) rivela che:

  • Il 64% dei ragazzi tra 9 e 17 anni ha già usato un chatbot IA
  • ChatGPT è il più popolare (43%), seguito da Google Gemini (32%)
  • Il 42% li usa specificamente per aiuto scolastico
  • Quasi la metà degli studenti 15-17 anni se ne serve per i compiti

Ma c’è di più. I nostri figli non usano solo l’IA per i compiti:

  • Il 23% chiede consigli su questioni personali – dall’amicizia alla salute mentale
  • Il 35% sente che parlare con un chatbot è come parlare con un amico
  • Il 12% parla con l’IA perché non ha nessun altro con cui parlare

In pratica, l’intelligenza artificiale non è solo uno strumento scolastico. Per molti ragazzi è diventata un confidente, un tutor e persino un amico digitale.

 

Le opportunità: come l’IA può aiutare lo studio

Anche il Ministero dell’Istruzione, pur ribadendo con forza che “la persona del docente sarà sempre centrale, insostituibile”, anche nell’epoca dell’IA, riconosce che l’intelligenza artificiale potrà “aiutare a personalizzare sempre di più la didattica”.

Se usata correttamente, quindi l’IA può diventare:

  1. Un “tutor” personale. Immagina un tutor che è sempre disponibile, ha pazienza infinita, può spiegare lo stesso concetto in tanti modi diversi e si adatta al ritmo di apprendimento di tuo/a figlio/a. Ad esempio, tuo/a figlio/a potrebbe chiedere: “Spiegami la fotosintesi clorofilliana come se fossi un bambino di 10 anni” e l’IA creerà una spiegazione su misura, usando parole semplici e paragoni facili da capire, eliminando la complessità di un testo scientifico.
  2. Un aiuto per il brainstorming. L’IA eccelle nel generare idee iniziali, scalette e domande di ricerca. Non sostituisce la creatività di tuo/a figlio/a, ma la sblocca.
  3. Un insegnante di lingue instancabile. Permette di fare conversazioni in inglese, ricevere correzioni grammaticali e spiegazioni di espressioni idiomatiche, il tutto senza il timore del giudizio che spesso blocca i ragazzi in classe. 
  4. Un allenatore per il pensiero critico. Paradossalmente, se usata bene, l’IA può rafforzare il pensiero critico. Questo avviene insegnando ai ragazzi a fare le domande giuste, a verificare le fonti e a confrontare diverse prospettive.

 

4 passi per trasformare l’intelligenza artificiale in un alleato familiare

Ecco una strategia pratica in 4 passi, basata sui consigli di esperti come Internet Matters, per accompagnare i nostri figli e le nostre figlie verso un uso consapevole dell’intelligenza artificiale.

 

Passo 1. Dal controllo alla curiosità condivisa

Invece di dire: “Non voglio che usi questi strumenti per i compiti!”

Prova con: “Facciamo una sessione insieme – voglio capire come funziona questo strumento”

Esplorate l’intelligenza artificiale insieme, ponendo domande buffe, serie e creative. Questo approccio costruisce fiducia e vi permette di stabilire regole condivise invece che imposte dall’alto.

 

Passo 2. Riflettete sull’età minima di utilizzo

Basatevi sui fatti concreti: gli assistenti conversazionali come ChatGPT richiedono almeno 13 anni, e tra i 13 e i 18 anni serve il permesso dei genitori. Si tratta di una misura di protezione dei dati personali e dello sviluppo cognitivo. Utilizzate questi dati per avviare una conversazione matura sui motivi che stanno dietro a queste regole.

 

Passo 3. Create le vostre regole per l’IA

Invece di imporre regole dall’alto, createle insieme. I ragazzi che partecipano alla creazione delle regole tendono a rispettarle maggiormente. Eccone 4 che non dovrebbero mancare:

  • Prima il cervello: Si prova sempre da soli prima di chiedere aiuto all’intelligenza artificiale
  • Trasparenza: Si dichiara sempre quando e come si è utilizzata l’intelligenza artificiale
  • L’IA non è una fonte definitiva: Ogni informazione va verificata con fonti attendibili
  • Riservatezza: Mai condividere dati personali con un assistente digitale

 

Passo 4. Utilizzatori esperti e critici

A. Insegnate l’arte della richiesta efficace
  • Richiesta poco efficace: “Aiutami con la matematica”
  • Richiesta efficace: “Sono in seconda media e non capisco le equazioni di primo grado. Puoi spiegarmi il concetto con esempi semplici, poi farmi provare un esercizio?”
B. Utilizzate l’IA per allenare lo spirito critico

Insegnate a vostro figlio o figlia a sfidare l’assistente digitale con domande come: “Sei sicuro di questa informazione?”, “Qual è una prospettiva opposta?”, “Dove posso verificare questo dato?”. Questo trasforma un’interazione passiva in un esercizio attivo di pensiero critico.

 

Preparare i nostri figli e le nostre figlie al mondo di domani

I nostri figli e le nostre figlie vivranno in un mondo dove l’intelligenza artificiale sarà onnipresente. Il nostro compito non è proteggerli dalla tecnologia, ma prepararli a diventare cittadini digitali consapevoli, critici e creativi.

L’obiettivo finale non è solo far svolgere i compiti correttamente, ma crescere persone che sanno distinguere il vero dal falso, utilizzare la tecnologia per amplificare la propria creatività, mantenere relazioni umane autentiche e prendere decisioni etiche in un mondo sempre più digitalizzato.

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