C’è un momento cruciale nella vita di ogni genitore, quello in cui davanti al cellulare del proprio figlio si chiede se sia opportuno aprire lo schermo e controllare chat e cronologie di navigazione oppure lasciar perdere, fidarsi e tirare dritto.
Tu leggi i messaggi delle chat di tuo figlio?
La risposta di un genitore a questa domanda non è quasi mai netta. Solitamente al semplice sì e no accompagna precisazioni come: ‘sì, ma mio figlio ha meno di 11 anni, quindi controllo i messaggi delle sue chat di Whatsapp’, ‘sì, perché ho notato che ultimamente mia figlia è più nervosa, quindi ho dato una sbirciata ai messaggi che scambia su Instagram’, ‘no, però ho impostato dei limiti ai contatti di TikTok usando le funzioni di parental control’, ‘no, mi sembrerebbe di violare la sua privacy’…
Le risposte e le motivazioni addotte rivelano che sul tema del controllo nella sfera digitale i genitori sono combattuti, riversano incertezze, a volte pregiudizi, e risentono della mancanza di modelli e punti di riferimento. Ecco gli atteggiamenti che tendenzialmente assumono:
- Mi fido di te: questo è l’atteggiamento del genitore che dà fiducia al figlio e lo lascia libero nella navigazione e nell’interazione sociale in Rete. Spesso ha preventivamente condiviso con lui/lei delle indicazioni (relativamente alla privacy, alla reputazione online, alla sicurezza…) privilegiando il canale del dialogo.
- Mi fido di te entro certi limiti: il genitore che assume questo atteggiamento, spesso ricorre all’uso di sistemi di parental control. Grazie ai filtri preimpostati non entra nel merito delle navigazioni e interazioni quotidiane del proprio figlio sui social e in rete, ma imposta preventivamente dei limiti d’azione.
- Non mi fido e controllo: in questo caso l’adulto detiene il diritto di monitorare le cronologie di navigazione dei figli e le chat con gli amici. È probabile che percepisca l’ambiente online come molto rischioso, temendo episodi di cyberbullismo, adescamento o comunque esposizione a contenuti dannosi, come pornografia e violenza.
Il valore delle sfumature
Osservando la realtà, riscontriamo che difficilmente un genitore abbraccia uno solo di questi atteggiamenti e che più spesso tende ad adottare l’uno o l’altro in base all’età dei figli e alle situazioni contingenti. Se per i più diversi motivi ha deciso di consentire a un bambino di meno di 10 anni di videogiocare online, potrebbe trovare opportuno monitorare e limitare le sue attività attraverso l’uso del parental control fornito dalla console. Se invece ha a che fare con un adolescente, potrebbe realizzare che entrare nel merito delle sue chiacchiere virtuali su Discord (una piattaforma molto usata dai ragazzi per chattare e giocare online) alla lunga sarebbe fuorviante per lo sviluppo della sua normale socialità.
Il tema del controllo si inserisce dunque in un quadro mutevole, in cui sono i vissuti, le situazioni e le opportunità a determinare il livello di fiducia che siamo disposti ad accordare ai figli. Certo rimane il fatto che monitoraggio, limitazioni e controlli possono essere un valido punto di partenza, ma non possono diventare una gabbia. Nel tempo dovranno diventare sempre meno rigidi, progressivamente sostituiti da fiducia, dialogo e confronto, strumenti più faticosi da utilizzare nell’immediato, ma ben più proficui nel lungo periodo.
Dare fiducia per favorire l’autonomia
Un controllo capillare e quotidiano, infatti, difficilmente si può sposare con lo sviluppo dell’autonomia, che è una delle premesse fondamentali per costruire autostima, senso di responsabilità e sicurezza in se stessi. L’autonomia digitale, così come quella nella vita reale, non si insegna imponendo regole rigide o supervisionando ogni azione, ma si coltiva offrendo gradualmente spazi di fiducia, gestiti con consapevolezza. In questi spazi i figli potranno sperimentare, anche sbagliando, senza il timore di essere automaticamente giudicati o puniti. Crescere figli autonomi significa avere il coraggio di lasciarli agire sotto il nostro sguardo vigile, ma non invadente. Fidarsi non significa rinunciare al controllo, ma trasformarlo in una relazione educativa capace di accompagnare, senza soffocare.
Strategie in pratica
- Imposta limiti digitali con il dialogo, non solo con la tecnologia
- Scegli strumenti di parental control flessibili e temporanei
- Crea un “patto digitale” con tuo figlio
- Non aspettare un problema per parlare di sicurezza online
- Riconosci verbalmente i passi compiuti da tuo figlio verso la responsabilità